La comunicazione di Zelensky e Putin a confronto

Il duello fra Zelensky e Putin è anche sul piano della comunicazione

La comunicazione di Zelensky e Putin è uno degli aspetti della crisi Russia-Ucraina. Stiamo vedendo come, quella fra i due leader, sia anche una battaglia sul piano della comunicazione.

Di comunicazione e del conflitto Russia-Ucraina, abbiamo parlato spiegando il blocco dei social da parte di Putin. In questo articolo, proviamo ad analizzare la comunicazione di Zelensky e Putin.

Prima di sostanziare la comunicazione di Zelensky e quella di Putin, proviamo a tracciare un breve ritratto dei due leader. Questo può aiutarci a contestualizzare le osservazioni che stiamo per fare.

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Indice

In questo articolo sulla comunicazione di Zelensky e Putin, vedremo:

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Chi è Volodymyr Zelensky

Volodymyr Zelenskyy, 44 anni, guida l’Ucraina dal 2019. Nato da una famiglia di origine ebraica e di madrelingua russa, Zelensky è laureato in Giurisprudenza. Completati gli studi, ha avviato la sua carriera di attore, sceneggiatore e comico.

La sua casa di produzione, la Kvartal 95, ha prodotto diversi film, cartoni animati e serie tv. Fra queste, Servitore del Popolo, con lo stesso Zelensky nei panni del protagonista: un professore del liceo che viene inaspettatamente eletto presidente dell’Ucraina.

Proprio sull’onda della popolarità di questo personaggio, nel 2018, alcuni dipendenti della casa di produzione hanno fondato un partito politico. Ed il 31 dicembre dello stesso anno, Zelensky ha annunciato la propria candidatura alle elezioni presidenziali del marzo successivo. La sua popolarità gli ha permesso di battere. al ballottaggio il Presidente uscente, Petro Porošenko.

Strenuo sostenitore della digitalizzazione, Zelens’kyj fonda la propria strategia comunicativa sull’uso massiccio dei social network. Fra questi, predilige in particolare l’uso di Instagram. Ma non disdegna l’utilizzo di Twitter.

Lo stile di Zelensky

Zelensky, per molti aspetti, può essere considerato la perfetta antitesi dello stile di Putin. E lo vedremo meglio più avanti. Per ora, possiamo dire che il Presidente ucraino non si preoccupa di comunicare la propria mascolinità.

Quelli che sono diventati i suoi elettori, da spettatori, lo hanno visto fare sfoggio di leggiadria nell’edizione ucraina di Ballando con le stelle. Al netto del differente curriculum, è impossibile già solo immaginare Putin fare lo stesso.

L’immagine di Zelensky, in questi giorni più che mai, è quella di un uomo comune. Vulnerabile e spaventato, continua a lottare al fianco dei propri connazionali. Quando cita la storia, la usa come monito. Lui, ucraino di origine ebraica che ha visto parte della propria famiglia cadere vittima dell’Olocausto.

I punti chiave della comunicazione di Zelensky

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La comunicazione di Zelensky è incentrata su pochi, chiari punti chiave: il coraggio e l’eroismo del popolo ucraino; l’invito al presidente russo Putin a fermare la guerra; la richiesta alla Nato della no-fly zone; la richiesta al mondo di sostenere l’Ucraina.

Il ricorso alla personalizzazione del messaggio

Per forza di cose, Zelensky è ascoltato e seguito da un pubblico internazionale. E lui sa di parlare al mondo intero, non soltanto ai propri connazionali.

Ma, talvolta, fa ricorso alla personalizzazione del messaggio. Lo fa, per chiamare in causa un determinato target di riferimento. Lo ha fatto, in maniera evidente, quando ha voluto rivolgersi alla comunità ebraica. Così, il Presidente dell’Ucraina su Facebook:

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Ora mi rivolgo a tutti gli ebrei del mondo. Non vedi cosa sta succedendo? Ecco perché è molto importante che milioni di ebrei in tutto il mondo non rimangano in silenzio in questo momento. Il nazismo nasce nel silenzio. Quindi grida alle uccisioni di civili. Grida per gli omicidi degli ucraini.

Gli slogan di Zelensky

Nell’era dei social, siamo abituati a sentire i leader politici – e non – parlare per slogan. Zelensky non fa eccezione. Anzi, possiamo dire che è un maestro nel formulare messaggi brevi, facilmente memorizzabili e citabili dai media.

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Alcuni esempi:

  • “Quando ci attaccherai, vedrai le nostre facce, non le nostre spalle”;
  • “Se vinciamo, e sono sicuro che vinceremo, questa sarà la vittoria per tutto il mondo democratico”;
  • “Questa sarà la vittoria della nostra libertà. Questa sarà la vittoria della luce sulle tenebre, della libertà sulla schiavitù”.

Questi ed altri messaggi di Zelensky ben si prestano ai titoli, ai social media e al dibattito pubblico sullo crisi Russia-Ucraina.

Chi è Vladimir Putin

Vladimir Vladimirovič Putin, 70 anni, guida la Russia dal 2012. Si tratta del suo quarto mandato – non consecutivo: ha ricorperto il ruolo di presidente della Federazione Russa, infatti, già dal 1999 al 2008. Dal 1999 al 2000 e dal 2008 al 2012, ne è stato anche primo ministro.

Dopo la laurea in Legge, ha lavorato come funzionario dell’intelligence del KGB. Quest’ultima, fino al 1991, è stata la principale agenzia di sicurezza, servizio segreto e polizia segreta dell’Unione Sovietica. In quello stesso anno, Putin si dimise dalle proprie funzioni per iniziare la sua carriera politica a San Pietroburgo.

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Nel 1996, il suo trasferimento a Mosca per unirsi all’amministrazione del presidente Eltsin. In questa occasione, diventa direttore dell’FSB – l’agenzia che ha preso il posto del KGB. Poco dopo, venne nominato Primo ministro, dallo stesso Eltsin. Divenendone, poi, il successore.

Fra le tante accuse che si muovono nei confronti di Putin, c’è quella di voler creare un culto della personalità. Nel 2001, l’emittente russa TV-6 ha messo in vendita una grande quantità di ritratti del presidente.

Lo stile di Putin

Vladimir Putin presta molta attenzione alla propria immagine pubblica. Ci tiene ad essere percepito come un maschio forte, estremamente virile. Spesso, si è fatto immortalare a torso nudo: imbracciando un fucile, oppure, a cavallo.

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Si fa raccontare come competitivo e vincente. È nota la sua passione per il judo e per l’hockey su ghiaccio. E ama mostrarsi scaltro e sprezzante, nei confronti di avversari ed interlocutori politici.

Su tutti, ricordiamo l’episodio con la Merkel. Putin usò il suo labrador nero, Konni, per intimorire la Cancelliera tedesca. Era ed è nota, infatti, la fobia dei cani della Merkel.

Putin si sente un prescelto della storia. La caduta dell’Unione Sovietica è “la più grande tragedia geopolitica del 20° secolo”. A lui, sarebbe affidato il compito di restaurare quell’impero ingiustamente smantellato.

I punti chiave della comunicazione di Putin

Il punto su cui batte e ribatte Putin è uno soltanto, fondamentalmente. E muove da un cambio sostanziale di paradigma. Quella a cui il mondo intero sta assistendo non è una guerra. Si tratterebbe, invece, di un’operazione speciale dell’esercito russo.

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A questo cambio di paradigma, si lega il tasto più battuto dalla comunicazione del Cremlino: l’operazione sarebbe giustificata dall’intento di “de-nazificare” l’Ucraina. L’accusa di nazismo, nei confronti di Zelensky, è solo una delle controverse versioni dei fatti emanate direttamente dal fronte russo.

Perché i militari russi non hanno lo smartphone

Dal fronte russo, letteralmente inteso, non arrivano immagini – se non quelle dei media di parte. Abbiamo visto i soldati ucraini filmare i soldati russi catturati. In alcuni video, vediamo gli stessi soldati ucraini permettere ai soldati russi di inviare messaggi ai propri familiari.

Al di là dell’esigenza propagandistica di parte, ciò ci palesa un’evidenza. I soldati russi non sono muniti di smartphone. La privazione è conseguenza di una decisione dello Stato maggiore russo: gli smartphone potrebbero favorire l’intercettazione degli spostamenti e delle operazioni da parte dei nemici.

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Le comunicazioni, all’interno dell’esercito russo, avvengono tramite messaggi cartacei. Talvolta, questi messaggi vengono battuti a macchina. Putin ed il suo Stato maggiore si rifanno, anche in questo aspetto, alle dinamiche del passato che hanno vissuto.

Dopo queste riflessioni sulla comunicazione di Zelensky e Putin, ci sembrano ancora più nette le contrapposizioni fra i due. Siamo di fronte a leader che oppongono visioni del mondo, della storia e della vita in antitesi. Visioni che difficilmente possono lasciarci indifferenti e super partes. Queste differenze quasi ci impongono la presa di posizione. Voi da che parte state? Quale dei due stili comunicativi trovate più efficace?

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Felice Tommasino

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