L’avete notato? Alcuni prodotti sono più piccoli del solito. Ma cos’è la shrinkflation esattamente? Perché avviene? Si tratta di una operazione di marketing. La attuano le aziende produttrici per ovviare all’aumento dei prezzi delle materie prime. Il fenomeno è tornato alla ribalta in questi giorni, vista la perdurante guerra in atto fra Ucraina e Russia, e l’acuirsi delle sanzioni nei confronti di quest’ultima. La Russia è, infatti, uno dei principali esportatori di materie prime e di energia.
Per alcuni prodotti, esistono delle spiegazioni ufficiali. Per altri, bisogna solo prendere atto del nuovo packaging, con conseguente riduzione della quantità di prodotto. Lo vedremo attraverso alcuni esempi.
Indice
- Cos’è la shrinkflation
- Perché alcuni prodotti sono più piccoli
- Controversie della shrinkflation
- Cos’è la shrinkflation: gli esempi
Cos’è la shrinkflation
La parola “shrinkflation” nasce dalla fusione di due termini inglesi – “shrinkage”, che significa “contrazione” e “inflation” che significa “rincaro”. La shrinkflation è, quindi, un processo di riduzione delle dimensioni dei prodotti di largo consumo. Di contro, i prezzi di tali prodotti restano invariati. O, in alcuni casi, vengono addirittura aumentati.
Perché viene diminuita la quantità di prodotto
In alcuni casi, il processo di riduzione – la shrinkflation, appunto – non coinvolge direttamente le dimensioni del prodotto. Ma il quantitativo di prodotto presente nella confezione. Gran parte dei consumatori, almeno al momento dell’acquisto, non riesce a rendersi conto di simili variazioni.
Su questa assenza di contezza, sull’impossibilità di fare un raffronto fra il prodotto attuale e quello acquistato tempo prima, si basa la tecnica della shrinkflation.
Quali prodotti sono oggetto di shrinkflation
Tale processo di riduzione va a coinvolgere, come avrete notato: il numero di biscotti contenuti in un pacco; i fazzolettini di carta nei pacchetti – molte marche hanno ridotto da dieci a nove; il peso di una scatoletta di tonno; e anche il peso di una vaschetta di gelato. Gli esempi classici di shrinkflation riguardano il pacco di patatine e il pacco di pasta.
In entrambi i casi, la dimensione della confezione resta invariata. A diminuire è la quantità di prodotto all’interno: 5 o 10 patatine in meno; qualche grammo di pasta in meno. Ma lo stesso può avvenire con i detersivi
Perché alcuni prodotti sono più piccoli
Ma perché le aziende si servono di un simile processo? La risposta è abbastanza scontata. I prodotti più piccoli, al netto di un prezzo di vendita invariato o addirittura maggiorato, consentono introiti maggiori. Assistite da tecniche di packaging avanzate, le aziende attuano la shrinkfaltion per far fronte alla crisi dei consumi.
Controversie della shrinkflation
Senza volerci girare intorno, la tecnica della shrinkflation può essere considerata un tentativo di attacco ai risparmi dei consumatori. In tal senso, sono molteplici gli istituti e le associazioni che hanno intrapreso iniziative per fronteggiarlo.
Nell’estate del 2017, a suonare il primo campanello di allarme contro questa tecnica, è stato l’Istituto di Statistica Britannico (Office for National Statistics). Nei sei anni precedenti, sono stati riscontrati circa 2’500 casi di confezioni di prodotti – soprattutto alimentari e per l’igiene della casa – ridimensionate in peso e quantità.
In Italia, la situazione shrinkflation è stata fotografata dall’Istat. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, negli anni dal 2012 al 2017, i casi registrati in mercati, rivendite e super mercati sono stati 7’306. Per 4’983 prodotti, a subire modifiche, è stato non solo il confezionamento ma anche il prezzo.
Quali prodotti sono più interessati da riduzione dimensioni o quantità
I settori più interessati da riduzione di dimensioni della confezione e della quantità sono quelli di zuccheri, dolciumi, confetture, cioccolato, miele – in 613 casi diminuzione della quantità e aumento del prezzo – e quello del pane e dei cereali – 788 casi in cui, però, si è riscontrata solo una riduzione delle confezioni.
Le altre categorie da tenere d’occhio sono quelle di bibite, succhi di frutta, latte, formaggi, creme e lozioni. Per quanto riguarda i prodotti cosmetici, soprattutto, è evidente da sempre la ridotta quantità di prodotto rispetto alle dimensioni della confezione. In Germania, a questa eccessiva discrepanza, è stato posto un limite dal punto di vista normativa. C’è da augurarsi che avvenga presto qualcosa di simile anche da noi.
Nel frattempo, prestiamo attenzione a questo fenomeno.
Cos’è la shrinkflation: gli esempi
Vediamo ora quali prodotti, nello specifico, sono stati oggetto di shrinkflation. Quali prodotti, quindi, sono effettivamente più piccoli rispetto a qualche tempo fa. E quali prodotti hanno visto una riduzione di quantità nella confezione in commercio.
Toblerone più piccolo
Il primo esempio riguarda il Toblerone. La Kraft, nel 2010, ha deciso una riduzione delle dimensioni della nota barretta di cioccolato: dai 200 grammi originari, si è passati ai 170 grammi attuali.
Nel 2016, in Gran Bretagna, la Mondelez International ha ulteriormente ridotto le dimensioni del Toblerone, portandole a 150 grammi. La barretta da 400 grammi è stata portata a 360 grammi. Ciò è stato possibile aumentando lo spazio fra le caratteristiche piramidi di cioccolato che costituiscono la barretta.
Tale riduzione di peso sarebbe stata una delle tante conseguenze della Brexit. Per evitare di aumentare i prezzi di listino per i prodotti destinati al mercato britannico, si è deciso di diminuire il peso delle confezioni.

La cioccolata Milka è più piccola
La stessa Mondelez International, nel 2017, ha ridotto da 300 a 270 grammi le dimensioni di Milka Alpine Milk e Milka Nuts & Raisins.
La bottiglia di Coca-Cola ne contiene meno
Anche Coca-Cola si è resa protagonista di un processo di shrinkflation. La bottiglia di Coca-Cola da 2 litri è passata a contenerne 1,75 litri.
I Kellogg’s Coco Pops pesano meno perché meno calorici
Kellogg’s ha giustificato la riduzione del peso con una diminuzione dello zucchero utilizzato nei Coco Pops. Tale riduzione ha avuto l’effetto di tagliare il peso. La multinazionale dei cereali sostiene che, in realtà, il numero di Coco Pops in ogni confezione sarebbe addirittura aumentato.
La shrinkflation salutista di Unilever e del mondo Algida
Tutti gli amanti del gelato, in particolare, quelli affezionati ai gelati Algida, non hanno potuto fare a meno di notare il rimpicciolimento del Magnum e del Cornetto. Mentre il prezzo per grammo risulta aumentato, Unilever ha ridotto le dimensioni dei due gelati principi dell’offerta Algida.
Magnum più piccolo
L’intento è nobile: portarli sotto le 250 calorie. Così, il Magnum alle mandorle è passato da 110 ml a 100. Sorte peggiore è toccata a Magnum Infinity Chocolate & Caramel e Magnum Infinity Chocolate: a causa del loro eccessivo apporto calorico, sono stati addirittura depennati dai prodotti in produzione.
Cornetto più piccolo
La svolta salutista di Unilever, che nel 1976 ha acquisito il brand italiano dei gelati confezionati, ha coinvolto anche il celebre Cornetto. Vogliamo credere che questa riduzione di peso e dimensioni sia stata dettata esclusivamente da una scelta salutista?
9 fazzoletti a confezione anziché 10
La tecnica della shrinkflation è lampante se consideriamo l’esempio dei fazzoletti di carta. Negli ultimi anni, molte marche sono passate dal metterne dieci a confezione a ridurre il numero a nove. Sembra una riduzione da poco. Ma moltiplicando il numero per dieci – che è spesso il numero di pacchetti di fazzoletti presenti in una confezione – ci si rende conto che acquistiamo un pacco in meno di fazzoletti.
La carta igienica Cottonelle
Un discorso analogo vale per la carta igienica: venti strappi in meno, per venti rotoli, equivalgono ad un rotolo in meno. Celebre è il caso della carta igienica Cottonelle: dal rotolo sono spariti 28 strappi!
Avevate notato queste variazioni? Ne avete notato altre? Ci auguriamo di aver chiarito cos’è la shrinkflation. Come sempre, restiamo a disposizione per ulteriori informazioni a riguardo.