Come riconoscere bufale e fake news: fermiamo chi guadagna facendo disinformazione

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Questo articolo avrà meno seguito di una bufala (o fake news) di scarso livello. Ma andava fatto. Perché c’è chi specula sulla paura. E non possiamo rimanere con le mani in mano.

Ogni qual volta sussistono situazioni di pericolo, reale o potenziale, per cose o persone, iniziano a diffondersi a macchia d’olio bufale e fake news. Nel mare magnum di informazione in cui siamo immersi – fra social network e notifiche push su smartphone – è spesso difficile trovare la via maestra della verità. Ma ci sono alcuni accorgimenti che ognuno di noi può adottare per imparare a riconoscere bufale e fake news. E porre un argine ai facili guadagni di chi specula facendo disinformazione.

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Qui, è quando ho provato a segnalare una bufala a chi l’aveva condivisa. L’ho fatto in privato, via Messenger. Questa la risposta che ho ricevuto.
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Elementi utili a riconoscere una bufala o fake news

Sono diversi gli elementi che possono aiutarci a riconoscere una bufala o fake news e a limitare i danni di una loro diffusione. Puoi selezionare una singola voce dall’indice, per approfondire, o scorrere la pagina.

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Il titolo da bufala/fake news

Il pesce puzza dalla testa, come si suol dire. Le fake news fanno leva su titoli esagerati e altisonanti, scritti in maiuscolo e con un uso eccessivo di punti esclamativi. Impariamo a dubitare di affermazioni contenute in un titolo che possono sembrare troppo esagerate: la probabilità che siano false è molto alta.

URL solo apparentemente vera

L’URL è la stringa di caratteri che compare nella parte alta del browser (l’app che usiamo per accedere al web). Spesso, le URL degli articoli bufala sono la brutta copia degli indirizzi web di testate giornalistiche o fonti affidabili. Un esempio può essere quello de “Il fatto quotidaino”, che ad un occhio poco attento potrebbe far pensare a “Il Fatto Quotidiano”.

Occhio a video e immagini

Le immagini, come i titoli, catturano l’attenzione di noi lettori. Molto spesso, le notizie bufala contengono immagini e/o video ritoccati o fuori contesto. Potrebbero essere immagini relative ad altre circostanze ed inserite in un articolo diverso. Facebook, che da un po’ di tempo ha iniziato la lotta alle fake news, consiglia di fare una ricerca per immagini per togliersi ogni dubbio. L’app TinEye, in questo senso, può essere nostra alleata. Ma anche su Google è possibile cercare un’immagine caricando la stessa dal tasto focamera.

Gli errori abbondano sulla bocca delle bufale

A tutti può capitare un errore di battitura. Ma un’elevata frequenza di errori di battitura e di formattazione del testo (spazi, virgole e punti in posti sbagliati) può essere un campanello d’allarme.

Fonti dubbie, notizie dubbie

Se la notizia viene riportata da un’organizzazione che non conosciamo e, soprattutto, se è l’unica a riportarla, è un chiaro invito a dubitare. La verifica della fonte è alla base della professione giornalistica. Ma se chi scrive non è un giornalista, né un’autorità competente nella materia di cui si sta occupando, questa verifica spetta a noi lettori. Soprattutto se intendiamo condividerla con altri e contribuire a diffonderla.

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A volte ritornano

Certe bufale fanno dei giri immensi e poi ritornano. Lo dice anche una canzone di Antonello Venditti. Giusto? Alcune fake news tornano a diffondersi ciclicamente. Perché? Perché chi le ha confezionate intende fare like e click. E sul web non si butta via niente. Controllare la data di pubblicazione della notizia può essere un comportamento virtuoso da seguire.

L’esperto chi?

Molte fake news fanno riferimento a fantomatici esperti. Tutti hanno in comune una cosa: non viene fatto il loro nome. Oppure, mancano le prove di quanto viene detto nell’articolo bufala.

Unica fonte, odore di bufala

Gli strumenti tecnologici non ci mancano. Sarebbe cosa buona e giusta servirsene per cercare la notizia altrove: se è riportata da un’unica fonte è assai probabile si tratti di una fake news. Inoltre, il web corre veloce. Se una bufala è tale, è probabile sia stata già smentita. Verifichiamolo.

Non è una fake news, ma è satira

Il web ed i social pullulano di pagine satiriche o di parodia. Le più seguite sono note ai più. Facile verificare si tratti di una notizia creata con il semplice scopo di fare satira o di parodiare qualcuno. Di seguito, il caso di un account Twitter spesso, erroneamente, preso sul serio.

Condividiamo solo se siamo sicuri

Esistono notizie intenzionalmente false, come abbiamo visto. La condivisione di esse deve essere una condivisione consapevole. Se il nostro intento è quello di informare i nostri amici e conoscenti, è bene prestare molta attenzione ai contenuti che condividiamo. Perché chi crea bufale e fake news lo fa per guadagnare.

I siti di fake news guadagnano grazie al grande numero di visualizzazioni che riescono a ottenere. Come riportato da Wired, in media, il guadagno che possono ottenere è di 2 euro ogni mille visualizzazioni. Calcoliamo quanto può valere una nostra condivisione su Facebook o su Twitter, qualora venisse visualizzata da tutti i nostri amici, dagli amici degli amici e dagli amici degli amici degli amici. Vogliamo davvero far arricchire chi cavalca l’onda della disinformazione?

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Felice Tommasino

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