Quanto contano brand e logo: l’esempio di Pierre Cardin

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Innovazione, branding, rivoluzione: Pierre Cardin è stato e continua ad essere tutto questo. Anche adesso che lo stilista è scomparso, restano indelebili i segni della sua visione e della sua capacità di rendere globali il proprio brand ed il proprio logo.

Morto a 98 anni, lo stilista Pierre Cardin è stato fra i primi a capire l’importanza di brand e logo. Figlio di immigrati italiani in Francia, ha iniziato la sua carriera lavorando per Paquin, Schiaparelli, a Parigi, e poi come sarto per Christian Dior. Dal 1050, anno in cui ha fondato la propria azienda, ha iniziato a lasciare la sua impronta nel mondo della moda e in quello del marketing. Pierre Cardin è stato, infatti, precursore di molte pratiche oggi adottate dai migliori brand. Pratiche che allora erano tutt’altro che consuete. In alcuni casi, erano addirittura tabù.

In questo articolo

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Il brand Pierre Cardin

Il brand Pierre Cardin e l’uomo Pierre Cardin hanno un’unica personalità ed una sola identità. Essi sono una sola cosa. Eppure, la percezione del brand è diversa agli occhi di differenti fasce di pubblico. Già, perché Pierre Cardin non ha deciso di puntare su un singolo target: lui ha reso la sua moda, il suo stile ed il proprio brand alla portata di tutti. Questa è stata la sua sfida; questa la sua vittoria più grande.

È quasi impossibile trovare, fra tutti noi, qualcuno non abbia indossato o non abbia posseduto qualcosa firmata Pierre Cardin.

La mission di Pierre Cardin: alta moda per tutti

Pierre Cardin è stato il primo stilista di alta moda a lanciare una collezione prêt-à-porter per donna nel 1959, all’Au Printemps di Parigi. Fino ad allora, l’alta moda era appannaggio di pochi ricchi privilegiati. La sua collezione prêt-à-porter suscitò talmente tanto clamore da causare l’espulsione dello stesso Pierre Cardin dal severo organo francese di governo degli haute couturier: la “Chambre Syndicale”. Ma ciò non gli impedì, nel 1961, di presentare la sua prima collezione prêt-à-porter maschile.

Il suo desiderio di rendere l’Haute-Couture alla portata di tutti lo porterà, nel 1963, a creare addirittura un reparto dedicato al prêt-à-porter femminile.

E pensare che, oggi, la mission dell’alta moda per le masse viene adottata da tanti marchi di lusso oltre che da marchi di moda premium come H&M e Zara.

Il licensing di Pierre Cardin

Qualcuno di noi percepisce il brand come marchio di alta moda; altri lo percepiscono come brand economica, di qualità non elevata. Quest’ultima percezione è il risultato delle strategie di licensing adottate, negli anni, da Pierre Cardin: prodotti concessi in licenza ad altri produttori e firmati dallo storico brand. Prodotti commercializzati in parallelo a quelli che sono diretta espressione del brand: prodotti di ottima fattura, venduti ad un prezzo premium.

Pierre Cardin è stato il primo, infatti, a concedere in licenza il suo nome a prodotti che vanno dall’abbigliamento e accessori di moda al cibo e ai mobili. La sua visione democratica della moda ha portato al suo primo accordo di licenza per camicie e cravatte da uomo.

L’estensione del brand Pierre Cardin fino all’elettronica

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Nel 1968, questa prospettiva è andata oltre i confini del settore della moda. Quello fu l’anno della concessione in licenza del marchio Pierre Cardin per un servizio in porcellana. Attraverso un’azienda cinese, Pierre Cardin ha prodotto anche articoli elettronici con il marchio Pierre Cardin Electronics International.

Ciò ha dato avvio ad una nuova era di estensione del marchio di moda di lusso e di prodotti lifestyle firmati. Pratiche e strategie adottati da tutti i marchi di lusso dei giorni nostri. Pierre Cardin è arrivato a licenziare i beni di consumo più disparati, come ad esempio quelli legati alla cancelleria. Secondo alcuni, questa varietà di prodotti inficerebbe la percezione del marchio. Per altri, il brand di alta moda continua a viaggiare su binari quasi paralleli rispetto ai prodotti di consumo.

L’innovazione di Pierre Cardin

La visione e l’approccio innovativo alla moda di Pierre Cardin hanno portato ad una infinità di rivoluzioni della moda come l’emergere del settore della moda premium e altre pratiche di vendita al dettaglio di moda come licenze, espansione globale, estensione del marchio e la sua diversificazione.

È stato uno dei primi designer ad adottare materiali costosi e rari nella fabbricazione dei propri prodotti. Ad esempio, è stato il primo designer a utilizzare la pelle di coccodrillo per la creazione di accessori e la pelliccia nei motivi grafici. Sebbene queste non possano dirsi pratiche condivisibili, hanno rappresentato una novità per tutto il mondo della moda e non solo.

La costruzione di un brand globale


Pierre Cardin è stato il primo stilista di moda di lusso a intraprendere un’espansione globale aprendo negozi in tutto il mondo, tra cui Giappone, Cina e Russia. Le sue sfilate in Cina negli anni ’70 furono le prime di uno stilista occidentale. Sfilate che hanno spalancato le porte alla lunga storia d’amore tra i marchi di lusso e il mercato asiatico. Un amore che, dal 1978, ha visto come diretto protagonista lo stesso Cardin, con l’inizio delle sue collaborazioni con la Cina.

Nel 2018, per celebrare i quarant’anni di presenza di Pierre Cardin in Cina, è stata organizzata una singolare sfilata di moda sulla Grande Muraglia. Una location singolare. Come singolare fu un’altra delle sue intuizioni: l’importanza fondamentale della location per le presentazioni degli abiti. Anche questo, prima di Pierre Cardin, non si era mai visto.

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Felice Tommasino

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